Chi è il Massone?

Chi è il Massone?



Siamo persone comuni, senza velleità particolari, al di la di ciò che la convinzione collettiva vuole. Studiamo l'uomo, i suoi difetti e i suoi pregi, cerchiamo di conoscere la Verità su ogni argomento, difendiamo la verità e le pari opportunità, difendiamo sempre la giustizia (quella vera) e "lavoriamo" sotto tre insegne: Libertà, Uguaglianza e Fr...atellanza. Dalle nostre Logge è bandito il Classismo (sub-cultura presente in molte altre istituzioni), che non fa certo parte delle nostre logiche di miglioramento dell'Uomo, convinti anzi che lo offenda, sempre e comunque. Ecco chi è il Massone.

La Massoneria non è fatta di miliardari e di benestanti professionisti, ma di normalissime persone.

Solo ed esclusivamente per motivi di opportunità e di tradizione secolare preferiamo non rendere pubblici i nostri nomi.

Per opportunità, perchè è inopportuno, in una società che a priori è contraria al nostro ideale, che si fida di informazioni fin troppo di parte per poter essere credibili, che ha esaltato l'operato di un'inchiesta balorda, sfruttata a fini politici e finita con un'archiviazione che è servita soltanto a creare un database di discutibile legalità su usi, conoscenze ed abitudini di persone normali, unite da ideali di Libertà, Uguaglianza e Fratellanza. Certo è che il Massone, all'atto della sua Iniziazione, promette solennemente di rispettare le Leggi dello Stato e la Costituzione. Non si fa altrettanto quando ci si iscrive ad un partito politico, a qualunque altra Associazione di quelle che molti definiscono "pure"

Per tradizione secolare, perchè noi, tradizionalmente, preferiamo non uscire allo scoperto, perchè la volontà politica di pochi non deve e non può demolire tradizioni che hanno sviluppato le proprie radici a partire dal 1717. Sta alla libertà di ognuno di noi decidere se dichiararsi o se non dichiararsi pubblicamente Massone.

domenica 13 marzo 2011

Libera Muratoria e Giordano Bruno













Non deve sembrare arbitrario ed azzardato l’accostamento di Giordano Bruno alla Massoneria o, più correttamente, della Massoneria a Giordano Bruno, dal momento che la Massoneria è sicuramente debitrice a Bruno per quanto concerne alcuni contenuti iniziatici e la metodologia della ricerca interiore.
I GiordanistiBruno, senza dubbio, è l’espressione più alta di quel Rinascimento caldo – come scrive Matteo D’Amico nel Giordano Bruno - che dopo di lui si smarrisce e lentamente si dilegua, scomparendo nelle tenebre della storia, perciò in Bruno per l’ultima volta con tanta forza e coerenza si leva una visione qualitativa della vita, della natura, del Cosmo stesso, che proprio per questo diventano i luoghi ove è possibile un dionisiaco abbandono al Tutto in cui ogni cosa aspira a risolversi.
D’altro canto, la sua attività a sfondo iniziatico e politico lo porta alla fondazione di una setta d’iniziati, chiamati Giordanisti, che si radica in Germania e poi anche in Inghilterra, e che forse è una delle radici del movimento seicentesco dei Rosacroce. Del resto, non si può escludere che la Massoneria derivi proprio da questi circoli di Giordanisti, almeno per quanto riguarda, come abbiamo già detto, i contenuti.
Contro ogni autoritarismoOccorre, inoltre, rammentare – come osserva la profonda studiosa inglese Frances A. Yates in Giordano Bruno e la tradizione ermetica – che Bruno venne alla ribalta verso la fine del XVI secolo, di quel secolo che vide terribili manifestazioni d’intolleranza religiosa e nel quale si cercò nell’ermetismo religioso un rifugio di tolleranza, una via – come continua la studiosa inglese – che portasse all’unione delle varie sette in lotta tra di loro. Nel sottofondo spirituale dell’epoca si muoveva, quindi, una contestazione contro tutte le imposizioni, le schiavitù della ragione, gli osanna delle fedi, per alimentare una rivolta, incruenta, contro ogni autorità che, degenerando in autoritarismo, tendeva a soggiogare la dignità e la libertà. Tale contestazione ideologica ebbe riflessi nell’evoluzione della Massoneria che dalla fase originaria detta operativa s’intrecciò con quella accettata, preludio a quella speculativa del 1717.
Il fenomeno dell’accettazioneL’accettazione di membri estranei all’arte della costruzione, espressione di ceti socialmente elevati e culturalmente e politicamente impegnati, determinò la rottura di quell’isolamento dal contesto sociale che era stato caratteristico delle Corporazioni, sin dal Medioevo. Si ridusse, in pratica, lo scarto tra corporazioni e società, in modo che la Massoneria non fu più tanto chiusa da non risentire i contraccolpi delle situazioni politiche, sociali, intellettuali e religiose e, d’altronde, le ideologie portate all’interno dai membri accettati non potevano rimanere a sé stanti, inerti, ma dovevano, bensì, fruttificare all’esterno, scontrandosi anche con alcune correnti di pensiero e con alcune leve di potere. L’accettazione, tuttavia, permise, da un lato, l’arricchimento del contenuto ideologico della Massoneria e, dall’altro, la verifica della propria validità iniziatica e contribuì a ricomporre le scomposte manifestazioni d’intolleranza religiosa e politica attraverso l’auspicato ripristino di un ordine sociale e morale meno corrotto e malvagio.
Il ruolo di BrunoEbbene, Giordano Bruno giunge in Inghilterra quando maggiori sono le inquietudini delle anime ed il marasma politico – siamo nel 1583 – e prende, subito, incondizionatamente, come base l’ermetismo magico egiziano, profetizza un ritorno alla tradizione egiziana grazie al quale le difficoltà religiose si comporranno in una soluzione nuova, propugna, infine, anche una riforma morale, accentuando l’importanza di buone opere sociali, di un’etica rispondente a criteri d’utilità sociale (Yates, op. cit.). A questo punto domandiamoci con la Yates: Dove mai si ritrova una simile sintesi religiosa, di solidarietà psicologica con il passato, di esaltazione delle buone opere, di adesione entusiastica alla religione ed al simbolismo degli egiziani? La risposta più immediata, la più ovvia, per la studiosa inglese non può essere che questa : Nella Massoneria, con il suo mitico collegamento coi muratori medievali, con la sua tolleranza, la sua filantropia ed il suo simbolismo egizio.
Siamo agli inizi del XVII secoloLa Massoneria, come istituzione ben caratterizzata, non appare, in realtà, che agli inizi del XVII secolo, ma certamente essa ebbe precedenti e tradizioni che risalgono molto indietro nel tempo. D’altro canto, il simbolismo e la tradizione egiziana si riferiscono in particolare ad Ermete Trismegisto e alla tradizione ermetico-alchemica, che sono alla base del contenuto iniziatico della Massoneria. Si può, quindi, ritenere che la dottrina e l’influenza di Bruno preparano ed elaborano i contenuti della Massoneria, avendo suscitato, con la sua opera svolta in Inghilterra (1583-1586 e 1586-1591) e in Germania (1586-1588), quegli impulsi attraverso i quali l’ermetismo rinascimentale, collegatosi ai “prisci theologi”, e tra questi soprattutto ad Ermete Trismegisto, confluì nei canali sotterranei delle società esoteriche.
Il pensiero del Nolano e la MassoneriaGiordano Bruno diviene, in tal modo, il fulcro della Massoneria cosiddetta moderna che poggia il suo messaggio su questi tre insegnamenti, che, conseguentemente, la riallaccia alla Philosophia perennis:
1) La rivalutazione ed il miglioramento dell’uomo.
2) La ricerca della Verità che risiede all’interno dell’uomo.
3) La glorificazione, attraverso un incessante travaglio interiore, del Grande Architetto dell’Universo, che i massoni chiamano G.A.D.U., ma non è altro che Dio.
Queste tre componenti dobbiamo ritrovare nell’opera di Bruno, se vogliamo che tale accostamento non sia una semplice ed opinabile interpretazione. Non è così, perché proprio dagli scritti di Bruno emerge, in modo chiaro e netto l’importanza, ad esempio, della ricerca interiore, che Bruno chiama potere interiore e che pone l’uomo al centro della conoscenza e dell’esperienza. Infatti, nel De imaginum composition” scrive il Nolano: Perché, dico io, così pochi comprendono ed apprendono il potere interiore?.. Colui che vede in sé stesso tutte le cose è, al tempo stesso, tutte le cose. Queste espressioni necessitano di una spiegazione, e per meglio comprenderle, anche per impadronirsi già del pensiero di Bruno, è utile riportare altri due passi: uno, tratto da Lo spaccio de la bestia trionfante : Iddio tutto è in tutte le cose. E l’altro da De la causa, principio e uno : Il sommo bene, il sommo appetibile, la somma perfezione, la somma beatitudine consiste nell’unità che complica il tutto... voglio che notiate essere una e medesima scala per la quale la natura descende alla produzione delle cose, e l’intelletto ascende alla cognizione di quelle; e che l’una e l’altra da l’unità procede all’unità passando per la moltitudine di mezzi. Se fermiamo l’attenzione su questi tre passi, possiamo comprendere in cosa consista per Bruno il potere interiore, che è correlato all’unità di tutte le cose, anticipando quasi la visione ecologica che è oggi al centro della conoscenza e della scienza.
Correlazione tra Dio, Uomo e NaturaIl rapporto tra Dio e Uomo e Natura non è di dipendenza né di subordinazione in senso stretto ma appunto di correlazione, sino a giungere, in particolari condizioni di risveglio interiore, alla’identificazione, alla somiglianza, collegandosi, questa volta, alla spiritualità orientale, upanishadica e all’omòiosis tò theò del Corpus Hermeticum.
La rivalutazione dell’uomo, pertanto, non può essere sganciata dalla relazione con il divino e proprio questo rapporto ne amplia la dimensione. Sebbene molti studiosi ritengano che nel Rinascimento vi sia stata un’emarginazione della divinità, o addirittura la negazione della trascendenza divina, non si può, tuttavia, disconoscere che la dignità ed il valore dell’uomo possono avere un senso se riferiti e proiettati verso un Ente Supremo, inteso quest’ultimo non tanto come un Dio personale ma come Principio, conformemente a quanto sostiene Pico della Mirandola, quando dichiara: Reditus uniuscuisque rei ad suum principum.
Divinità, come traguardo finale della Conoscenza,Tale concetto rimane sempre valido, si vuole solo riportare il divino da un piano trascendente ad uno immanente, divinizzando uomo e natura, così com’è scritto nel Corpus Hermeticum ed affermato nella tradizione alchemica. Questo rapporto Dio-Uomo-Natura può prefigurare, a prima vista, una forma di panteismo (questa fu l’accusa lanciata contro Bruno ed anche contro Cusano); si tratta piuttosto – come abbiamo già detto – di un tipo di immanentismo in cui il principio eterno è riportato non ad un’entità esterna e al di fuori del mondo ma immerso, celato all’interno dell’uomo e delle cose, come sostiene appunto Bruno nella Cena delle ceneri : Già avendola contratta in sé non era necessario cercar fuori di sé la divinità.
KrauseQuesta posizione di Bruno, approfondendola, sembra anticipare di alcuni secoli la concezione formulata da Krause nel 1800 e che va sotto il nome di Panenteismo, la cui definizione è questa:
Dottrina che, senza confondere il mondo con Dio come fa il panteismo, non lo vuole tuttavia separato dalla sostanza divina. Dio non si esaurisce nel mondo, che n' è l’estrinsecazione empirica, ma è in tutto, immanente e trascendente nello stesso tempo. La concezione panenteistica, tipica, tra l’altro, di tutta la spiritualità orientale, ed upanishadica in particolare, riconduce la speculazione filosofica rinascimentale nell’alveo della Tradizione che sempre ha privilegiato l'aspetto interioristico, per cui il Dio/Verità è dentro l’uomo e solo là va ricercato. E’ questo primato dell’interiorità che giustifica la ricerca interiore, permettendo di comprendere ed assimilare l’Unità del Tutto.
Il Deus Naturaque di BrunoNell’Uno/Tutto, che Bruno chiama Deus Naturaque, non vi è dualità e - quindi – distinzione sostanziale tra soggetto ed oggetto, in quanto Tutto è sì l’oggetto dell’Uno, ma non è Altro rispetto all’Uno; è un po’ il concetto del G.A.D.U., del Grande Architetto dell’Universo, della Massoneria, in cui il Grande Architetto è Uno e l’Universo è il Tutto e tra l’uno e l’altro, grazie alla magia geometrica dell’architettura, vi è una splendida reciprocità. Il Deus Naturaque diviene, così, la raffigurazione simbolica del G.A.D.U., il simbolo iniziatico della Realizzazione, in quanto riafferma, come punto d’arrivo della Conoscenza, la risoluzione degli opposti, l’androginia della Verità. Nel Tutto vi è, pertanto, il riflesso dell’Uno, in quanto – scrive Bruno ne Gli eroici furori - tutto è pieno di divinità, verità, entità, bontà, e continua ancora [...] dalla monade che è la divinitate procede questa monade, che è la natura, l’universo, il mondo. Tra l’infinito divino e l’infinito della natura non vi è, dunque, opposizione, ma un’armonica unità, in modo che tutta la realtà può essere compresa, appunto, nel Deus Naturaque, nella cui intima struttura si ha la già proclamata risoluzione di ogni contrario, perché in esso: [...] si contempla l’armonia e la consonanza de tutte le sfere, intelligenze, muse e instrumenti, dove il cielo, il moto de’ mondi, l’opre della natura, il discorso de gli intelletti, la contemplazione de la mente, il decreto della divina provvidenza, tutti d’accordo celebrano l’alta e magnifica vicissitudine, che agguaglia l’acqui inferiori a le superiori, cangia la notte con il giorno e il giorno con la notte, a fin che la divinità sia in tutto nel mondo con cui tutto è capace di tutto, e l’infinita bontà infinitamente si communiche secondo tutta la capacità de le cose.
Il pensiero ermeticoIl Deus Naturaque di Bruno, orbene, con la diversità risolta nell’unità e con l’analogia tra macro e microcosmo richiama, anche, la Tavola di smeraldo di Ermete Trismegisto: Ciò che è in basso è come ciò che è in alto, ciò che è in alto è come ciò che è in basso, per il miracolo della Cosa Una. Se, quindi, la concezione unitaria di Bruno si sovrappone a quella ermetica, che in realtà è stata il punto di partenza, non diverso deve essere il punto d’arrivo che, nella concezione ermetica, si rende concreto nella trasfigurazione dell’Anima e, pertanto, in una via iniziatica di trasformazione interiore.
Conosci te stessoL’uomo, in altri termini, deve cercare di trovare in se stesso gli intimi legami con l’Uno-Tutto attraverso una profonda conoscenza di se stesso: ecco il potere interiore di cui parla Bruno, che trova riscontro nella impietosa indagine coscienziale che ogni massone deve compiere per ritrovare, nei meandri più riposti del proprio essere, l’occultum lapidem. V.I.T.R.I.O.L., visita interiora terrae rectificandoque invenies occultum lapidem, questo è il travaglio del massone, che sembra davvero il retaggio del viaggio di Bruno, che non è né semplice né facile, ma deve in ogni caso avere la consapevolezza della sua divinità, della divinità – dice Bruno – che risiede in noi per forza del riformato intelletto e voluntate.
L’uomo, cioè, deve unificarsi, reintegrarsi nel Principio, che è proprio dentro di lui stesso, liberandosi della zavorra della sua componente fisico-psichica.

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